venerdì 26 novembre 2010

Diritto di replica

Ho perso per vari impegni, l'intervento di Beppino Englaro a Vieni via con me; ho visto e, confesso, ho pianto come una fontana per tutto il tempo, l'intervento di Mina Welby.

Oggi leggo l'editoriale di Avvenire sul diritto di replica negato alle associazioni Pro-Vita e, francamente, invece di piangere, do' un pochino fuori di testa, perchè, come al solito, qualcuno si presenta come vittima di un'ingiustizia (attuale o futura) quando non lo è, quando i suoi diritti non sono in alcun modo in pericolo.

Si vuole dare spazio in un programma a quelli che hanno deciso di continuare a vivere nonostante tutto, perchè nello stesso programma hanno avuto la parola quelli che, invece, hanno scelto diversamente.
Il fatto è che... se io sono malata, terminale, senza speranza, e vivo una pseudo-vita che non considero più dignitosa, posso SEMPRE scegliere di portarla avanti lo stesso. Se invece decido che non ne vale più la pena, beh, la scelta opposta, quella di terminare la mia vita in modo umano, non posso averla.

Chi ha parlato a Vieni via con me, è qualcuno che sta cercando di farsi riconoscere un diritto, cioè quello di decidere, da sè e senza influenze esterne, se la sua vita valga ancora la pena di essere vissuta.
Nessuno mette in dubbio che si possa scegliere anche di continuare a vivere. Nessuno dice che se questo diritto passa, allora si sarà OBBLIGATI a scegliere la morte. Il diritto che si cerca di conquistare è quello di poter SCEGLIERE.

Replicare a questo, vuol dire portare avanti l'idea che, invece, la scelta non sia possibile.
Davvero un'opinione del genere deve essere ospitata per forza?

Nessun commento:

Posta un commento