giovedì 20 dicembre 2012

Orgogliosa, una volta tanto...

... sto sentendo Emma Bonino su Radio Radicale che festeggia il passaggio della risoluzione ONU contro la mutilazione genitale femminile.

Sono orgogliosa che una mia connazionale sia stata per tutti questi anni in prima linea in questa battaglia.

Sono orgogliosa che l'ONU prenda una posizione netta e incontrovertibile sulla materia.

Oggi è un bel giorno.

Aspetto domani per vedere le reazioni del Vaticano.

lunedì 3 settembre 2012

#salvaiciclisti e i 30 Km/h

In questo periodo è tutto un parlare di questa iniziativa, SalvaiCiclisti, e della proposta di abbassare il limite di velocità in tutti i centri abitati a 30 km/h.

Vivendo a Milano, francamente, credo che cambi poco. Tanto, nelle vie del centro dove sarebbe imposto questo nuovo limite, diciamocelo, non è che anche attualmente si vada poi più veloci.
Tra strade disastrate, mezzi pubblici senza corsia preferenziale e macchine parcheggiate in seconda (terza, quarta...) fila, raggiungere i 30 km/h è già una benedizione.

Da persona a cui piacerebbe molto girare in bicicletta (se vivessi a milano city, si intende, non nel paesino a 20 Km unito a milano solo da superstrade dove viaggiare in bicicletta è un suicidio), credo che i problemi siano altri.
Strade troppo strette e troppo affollate. Anche il più disciplinato dei ciclisti si troverà a fare slalom allucinanti per superare le macchine parcheggiate ovunque.
Strade troppo disastrate. Anche il più disciplinato dei ciclisti si troverà a fare slalom allucinanti per evitare buche, binari (morti e non), sampietrini divelti, tombini profondi 30 centimetri. E dove ci sono cantieri, non si tiene mai presente che ci devono passare anche le biciclette.
Assenza quasi totale di piste ciclabili. Anche dove ci sono marciapiedi profondi 3 metri, si preferisce SEMPRE ridurre il marciapiede per fare parcheggi piuttosto che riservare un metro, un metro e mezzo dello stesso per fare una pista ciclabile.

Viste tutte queste problematiche, non so quanto possa essere utile una diminuzione della velocità in centro. Intendiamoci, male non fa.
Ma mi piacerebbe (e forse lo è, non lo so), se questa proposta di provvedimento fosse associata ad altre iniziative strutturali che rendano le strade più fruibili e altre, più generiche, di educazione all'utilizzo della strada e degli spazi comuni in generale.

E qui l'educazione servirebbe a tutti, automobilisti, pedoni, ciclisti, scooteristi, fruitori di auto elettriche, utenti dei servizi pubblici.
Ognuna di queste categorie si comporta come se la strada fosse solo sua. E' tutto un fiorire di scooter che superano le file di macchine facendo lo slalom, pedoni che si lanciano in mezzo alla strada perchè sta arrivando la 90 (ne passa una ogni 5 minuti, porca miseria, è il caso di rischiare la morte per prendere proprio quella?), macchine che passano con il rosso "perchè tanto è appena scattato ed è ancora rosso dall'altra parte" e ciclisti, sì, anche ciclisti, che vanno allegramente a 20 km/h, senza mani, parlando al telefono e ignorando i semafori.

Ma prevedere una patente per chi si muove in strada, con qualsiasi mezzo?

venerdì 27 aprile 2012

Per chiunque passi di qui...

... non sono morta, il blog non è morto, solo temporaneamente interrotto perchè, francamente, non ho nemmeno il tempo per piangere :-((

giovedì 2 febbraio 2012

Annamo bbene...

25.000 persone in adorante attesa del responso di una con le allucinazioni... facciamoci delle domande  -_-

http://www.ilmattino.it/video.php?id=14308

mercoledì 1 febbraio 2012

Vescovi con le idee chiare e laici confusi

In un'intervista rilasciata una ventina di giorni fa, il vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso, ha pronunciato una serie di parole che mi hanno ridato speranza nel genere umano e, in particolare, in quella specifica categoria di esseri umani che si dichiarano religiosi.
Se tutti i religiosi (cattolici, protestanti, musulmani, induisti, testimoni di geova ecc... ecc..) la pensassero come lui, non ci sarebbe bisogno dei radicali e dell'UAAR.

Cito qui i passi salienti, e aggiungo il link per chi volesse leggersi l'articolo per intero. (i grassetti sono miei)

D: Nel 2005, in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, lei dichiarò al Corriere della Sera che sarebbe andato a votare, lasciando libertà di coscienza ai fedeli. Eppure l’allora presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, era stato molto chiaro nel richiamare la Chiesa all’astensione. Rifarebbe quella scelta?R: "Senza dubbio la rifarei. Sono stato educato alla laicità dello Stato e al rispetto delle leggi civili. Quando il cittadino è chiamato a compiere delle scelte concrete, il compito della Chiesa è quello di offrire ai fedeli degli strumenti per decidere in autonomia e consapevolezza. Per questo ho detto alla mia gente: ‘Informatevi, documentatevi, vedete se questo tipo di soluzioni sono giuste e giudicate voi'".

D: Per gli omosessuali la convivenza civile è l’unica soluzione possibile per poter vivere stabilmente una relazione. Non crede che l’Italia abbia bisogno di un riconoscimento normativo per queste situazioni?
R: "Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo".

D: Siamo in ritardo sulla tabella di marcia?
R: "Uno Stato laico come il nostro non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri". 
E mi viene da dire: caspita, se UN vescovo ci è arrivato a capire che nessuno vuole cambiare la disciplina sociale e morale della chiesa, ma tutti chiedono che la chiesa stia fuori dallo stato... perchè  non lo capiscono tutti?

A questa illuminante intervista risponde un inquietante figuro dal nome Alberto Giannino che, pare, sia abbastanza famigerato per le sue sparate anti-atei. Io, personalmente, non l'avevo mai sentito nominare e, probabilmente, è molto meglio per la mia sanità mentale... Già mi basta e avanza Pontifex -_-

E risponde come? Chiedendo le "dimissioni" di mons.Urso... Già...
Il post sul suo blog recita:
[Il Vescovo] propone che lo Stato risconosca le unioni gay, ma non i matrimoni gay
In ogni caso per un prelato è una posizione alquanto singolare che contrasta con il Magistero, la Tradizione e la sacra Scrittura
 Cioè, il Magistero, la Tradizione e la sacra Scrittura dicono che lo stato non può riconoscere le unioni gay?
E da quando il Magistero, la Tradizione e la sacra Scrittura dettano ciò che lo stato può e non può fare?

Questo significa che se nella pubblica opinione si auspicasse paradossalmente un'apertura su certi temi arditi lo Stato sarebbe chiamato a realizzarli per esempio sull'incesto o sulla pedofilia.

Questa è la parte che mi preoccupa di più... quando una persona non riesce a distinguere una situazione con delle persone adulte e consenzienti che decidono di comune accordo di costruirsi una vita assieme da una in cui esiste una VITTIMA... mi resta solo da decidere se è in cattiva fede e mette sullo stesso piano cose che non lo sono per confondere quelli con meno neuroni oppure se VERAMENTE non vede la differenza...

Non solo: lo Stato se riconoscesse le unioni di fatto un cittadino potrebbe avere quattro mogli come nell'Islam
Qui proprio non capisco quale sia il nesso...

lunedì 9 gennaio 2012

Suicidio assistito, dubbi e certezze /1.

Avendo avuto un mesetto abbondante di "black-out" mentale, leggo solo oggi le notizie e reazioni sulla morte di Lucio Magri.

Il tema è confuso, nella mia testa, lo confesso.
La mia personale adesione e  il mio sostegno alla libertà di suicidio assistito e di eutanasia sono ancora troppo costellati di "ma" e "distinguo" per riuscire a dare una posizione assoluta sulla questione.

La domanda principale, nella mia testa, è: è giusto porre un limite alla libertà di suicidio assistito? Il "caso" Lucio Magri è emblematico in questo senso. Io penso che il suicidio assistito e l'eutanasia non debbano mai essere negati o negabili qualora ci sia un chiaro, informato e consapevole consenso dell'interessato. I chiaroscuri, sempre nella mia testa, iniziano quando questo consenso non è così chiaro, così informato e così consapevole.

Dicevo che il caso Lucio Magri è emblematico perchè la decisione di porre termine alla sua vita è (pare) derivato dalla depressione.
Mi viene da chiedermi: il desiderio di morte era un reale desiderio di morte o il sintomo di una malattia?
Il problema è che non lo so, non lo saprò mai e, probabilmente, è un atto di grande presunzione pretendere che la mia opinione sia in qualche modo significativa. Chi sono io per decidere se la sua decisione era giustificata o meno?

E anche se io fossi pienamente qualificata per valutare uno stato di malattia mentale, potrei io, specialista del settore, impedire la realizzazione del desiderio di un uomo di porre fine alla sua vita?
Ok, voglio morire perchè sono depresso. Si, è un sintomo di una malattia.
Una volta fatto tutto il possibile per curarmi (o per convincermi a curarmi), una volta esaminate con me tutte le eventuali possibilità alternative, una volta esplorate tutte le possibili conseguenze del mio gesto finale, se io non cambio idea, può un medico impedirmi di scegliere la morte?

Un oncologo non può costringermi a fare la chiemioterapia, nemmeno se ho un cancro curabilissimo. Uno psichiatra non può costringere un malato mentale a prendere medicine, ne' a fare psicoterapia.
Può un medico COSTRINGERMI a scegliere la vita?

La risposta logica e ineluttabile a questa domanda è no, non può. Eppure la logica si sgretola se provo ad applicarla, in modo ipotetico, ad una persona cara....

Un persona con una depressione patologica (non parliamo del "sentirsi un po' giù", insomma), è da considerarsi consapevole delle proprie scelte?
Se si... allora deve poter scegliere anche la morte
Se no... cosa si fa? La si costringe a curarsi? Ovviamente no. La si lascia a trascinarsi per una vita che non vuole più vivere? E se accetta di curarsi... che fare se la cura non funziona? Si insiste? Si aspetta di trovarlo spiaccicato dal 20esimo piano di un palazzo? O con le vene tagliate nel bagno di casa?

Confesso che questo è uno dei casi limite che più mettono in difficoltà il mio modo di pensare. Sono per la totale libertà di scelta, ma ho paura dei possibili abusi. Ho, umanamente, paura dei casi in cui la scelta di morire non è una vera scelta, perchè non si conoscono le alternative. Ho paura per quelle persone che, nel vedere quell'unica uscita, stanno ascoltando la loro malattia.

Non mi sentirei, in nessun caso, di negare la scelta di morire a qualcuno. Vorrei solo che ci fosse un maledetto modo per essere sicuri di non fare errori, di non accompagnare verso la morte qualcuno che avrebbe potuto guarire e vivere felicemente ancora a lungo.

E ancora, però... ha importanza? Se una persona decide, in modo consapevole, che non gliene frega niente delle alternative o del possibile futuro luminoso, o se non ci vuole credere, che diritto ho io (o chiunque altro si trovi in quella posizione) di dirgli di no?
Davvero ha un limite il diritto di autodeterminazione? E se non ce l'ha, siamo disposti a sopportare le conseguenze degli errori? Esistono, in questo casi, dei veri errori? O è ipocrita considerare che un diritto all'autodeterminazione illimitato possa comprendere degli errori?
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Fin qui i dubbi. Le certezze, come al solito, nascono dalle reazioni. Prevedibili, trite, ideologiche e insultanti.
Sarebbe bello se, ogni tanto, qualche opinionista avesse il coraggio di stimolare un dibattito ponendo dei dubbi, invece che propagandando le proprie opinioni come certezze assolute.
Lascio ai prossimi post la "dissezione" (temo, a volte, un po' rabbiosa) di alcuni dei commentari lasciati dai nostri illustri pensatori.